AVVISO
Prossimo incontro presso il salone in Via Rossini, 4

Orario:

  • Discorso e colloquio alle 17.50
  • Santa Messa nello steso salone alle 19.00
 
 Discorso di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia intitolato:

“Preghiera”

  • Perché vi vogliamo offrire un discorso di Madre Trinidad?

Testimonianza:
Sentirla parlare, infatti, di cose alte e profonde dal punto di vista teologico, ma rese semplici e dirette nel modo di porgerle, affascina, e riempie la mente e i cuori di cibo solido ed efficace, di verità e di grazia. Perché le cose che dice non sono astratte parole, ma profonde dal punto di vista concettuale, e soprattutto calde, di una verità salvifica e coinvolgenti; vere nella sostanza teologica, e nuove, fresche nel modo di esprimere l’inesprimibile: l’eterno presente di Dio, l’altezza, l’ampiezza, la profondità della sua vita divina, che si riverbera nel mistero della Santa Chiesa.

Cesare Nosiglia,
Arcivescovo metropolita di Torino

«Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.»

Mt 2,12.
MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA
Fondatrice de L’Opera della Chiesa
 
Tratto dal libro: “FRUTTI DI PREGHIERA”
 DINANZI ALL’ECCELLENZA DI DIO, ADORO

AMO QUELLO CHE CONOSCO E ADORO QUELLO CHE MI RESTA DA COMPRENDERE

 

429.  Quando la tua gloria s’impadronisce del mio essere, posso soltanto, in silenzio, adorare in glorificazione massima che Tu sia tanto glorioso. (3-7-1962)

430.   Quando nell’assaporamento della preghiera silente scorgo qualcosa della gloria del tuo essere infinito, la mia capacità, oltrepassata, irrompe in un «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo!», davanti alla gioia quasi infinita che mi avvolge nel sapere come Tu ti sei glorioso. (3-7-1962)

431.  Godiamo, poiché nulla né nessuno potrà mai togliere a Dio neanche un apice della gloria che Egli si è e ha di per sé, nell’accompagnamento infinito del suo essersi Famiglia! Godiamo e riposiamo in questo; tutte le altre cose non sono.  (20-9-1974)

432.   Silenzio…! Adorazione…! ché si sta essendo da se stessa la Trinità una nell’occultamento silenzioso del suo essersi Famiglia.  (28-6-1961)

433.  L’atteggiamento sacerdotale di Cristo, davanti alla conoscenza dell’eccellenza di Dio, è adorare, prorompendo in risposta amorosa di riparazione al Dio offeso; e, rivolgendosi agli uomini, offrire loro il frutto della sua adorazione riparatrice e cercare fra di loro adoratori di Dio«in spirito e verità».  (15-10-1974)

434.   Silenzio…! Silenzio, anima cara…, adora…, ché in questo istante-istante genera il tuo Dio! (18-12-1960)

PIENEZZA DEL SACERDOZIO DI CRISTO
Il mistero trascendente dell’Incarnazione…!

“La mia anima-Chiesa ha bisogno, per l’esigenza della perfezione per la quale Dio l’ha creata, di godere e di fruire nella penetrazione assaporabile del perché di tutte le cose. E perciò, quando, nella mia piccolezza, intravedo in assaporamento amoroso il perché dell’Eterno Essente, adoro, spiombata di amore, nel modo più perfetto in cui posso farlo sulla terra, con il godimento beatissimo di sapere che l’adorazione è la risposta più adeguata della creatura davanti all’eccellenza perfettissima dell’Infinito Essere”.

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

 

Iscriviti
Iscriviti per ricevere sempre l'ultime pubblicazioni

NATALE
Catechismo della Chiesa Cattolica
Compendio

95. «…Nato dalla Vergine Maria »: perché Maria è veramente la Madre di Dio?
Maria è veramente Madre di Dio perché è la madre di Gesù (Gv 2,1; 19,25). In effetti, colui che è stato concepito per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio, è il Figlio eterno di Dio Padre. È Dio egli stesso.

96. Che cosa significa «Immacolata Concezione»?
Dio ha scelto gratuitamente Maria da tutta l’eternità perché fosse la Madre di suo Figlio: per compiere tale missione, è stata concepita immacolata. Questo significa che, per la grazia di Dio e in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento.

97. Come collabora Maria al disegno divino della salvezza?
Per la grazia di Dio Maria è rimasta immune da ogni peccato personale durante l’intera sua esistenza. È la «piena di grazia» (Lc 1 ,28), la «Tutta Santa». Quando l’Angelo le annuncia che avrebbe dato alla luce «il Figlio dell’ Altissimo» (Lc 1,32), ella dà liberamente il proprio assenso con «l’obbedienza della fede» (Rm 1,5). Maria si offre totalmente alla Persona e all’opera del suo Figlio Gesù, abbracciando con tutta l’anima la volontà divina di salvezza.

98. Che cosa significa la concezione verginale di Gesù?
Significa che Gesù è stato concepito nel grembo della Vergine per la sola potenza dello Spirito Santo, senza intervento dell’uomo. Egli è Figlio del Padre celeste secondo la natura divina e Figlio di Maria secondo la natura umana, ma propriamente Figlio di Dio nelle due nature, essendoci in lui una sola Persona, quella divina.

99. In che senso Maria è «sempre Vergine»?
Nel senso che ella è «rimasta Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua» (sant’Agostino). Pertanto, quando i Vangeli parlano di «fratelli e sorelle di Gesù», si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione adoperata nella Sacra Scrittura.

100. In che modo la maternità spirituale di Maria è universale?
Maria ha un unico Figlio, Gesù, ma in lui la sua maternità spirituale si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare. Obbediente al fianco del nuovo Adamo, Gesù Cristo, la Vergine è la nuova Eva, la vera madre dei viventi, che coopera con amore di madre alla loro nascita e alla loro formazione nell’ordine della grazia. Vergine e Madre, Maria è la figura della Chiesa, la sua più perfetta realizzazione.

101. In che senso tutta la vita di Cristo è Mistero?
Tutta la vita di Cristo è evento di rivelazione. Ciò che è visibile nella vita terrena di Gesù conduce al suo Mistero invisibile, soprattutto al Mistero della sua filiazione divina: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,9). Inoltre, anche se la salvezza viene compiutamente dalla Croce e dalla Risurrezione, la vita intera di Cristo è Mistero di salvezza, perché tutto ciò che Gesù ha fatto, detto e sofferto aveva come scopo di salvare l’uomo decaduto e di ristabilirlo nella sua vocazione di figlio di Dio.

102. Quali sono state le preparazioni ai Misteri di Gesù?

Vi è anzitutto una lunga speranza durata per molti secoli, che noi riviviamo durante la celebrazione liturgica del tempo dell’Avvento. Oltre all’oscura attesa che ha posto nel cuore dei pagani, Dio ha preparato la venuta del suo Figlio tramite l’Antica Alleanza, fino a Giovanni Battista che è l’ultimo e il più grande dei profeti.

103. Che cosa insegna il Vangelo sui Misteri della nascita e dell’infanzia di Gesù?
A Natale, la gloria del Cielo si manifesta nella debolezza di un bambino; la circoncisione di Gesù è segno della sua appartenenza al popolo ebraico e prefigurazione del nostro Battesimo; l’Epifania è la manifestazione del Re-Messia d’Israele a tutte le genti; nella sua presentazione al tempio, in Simeone e Anna è tutta l’attesa di Israele che viene all’incontro con il suo Salvatore; la fuga in Egitto e la strage degli innocenti annunciano che l’intera vita di Cristo sarà sotto il segno della persecuzione; il suo ritorno dall’Egitto ricorda l’Esodo e presenta Gesù come il nuovo Mosè: è lui il vero e definitivo liberatore.

ADORAZIONE CONTINUATA
IN PARROCCHIA

Raccomandata vivamente dai Pastori della Chiesa, questa iniziativa è stata voluta espressamente dalla Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia.


Da Lunedì a Sabato dalle 7:00 alle 22:00.
Domenica dalle 15:00 alle 22:00

Giovedì ora di preghiera comunitaria e Benedizione solenne col Santissimo dalle 19,30 alle 20,30
Domenica
dalle 18,00 alle 19,00

MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA
Fondatrice de L’Opera della Chiesa

Tratto dal libro:
“LA CHIESA E IL SUO MISTERO”
 

PIENEZZA DEL SACERDOZIO DI CRISTO

Il mistero trascendente
dell’Incarnazione…!

La mia anima-Chiesa ha bisogno, per l’esigenza della perfezione per la quale Dio l’ha creata, di godere e di fruire nella penetrazione assaporabile del perché di tutte le cose. E perciò, quando, nella mia piccolezza, intravedo in assaporamento amoroso il perché dell’Eterno Essente, adoro, spiombata di amore, nel modo più perfetto in cui posso farlo sulla terra, con il godimento beatissimo di sapere che l’adorazione è la risposta più adeguata della creatura davanti all’eccellenza perfettissima dell’Infinito Essere. Il mio spirito solo adorando si sente riposato, rispondendo all’Amore eterno, in resa totale, con tutto quanto sono e posseggo.

Ma pure, quando entro nel perché dell’Incarnazione, nel suo modo di essere e nella profondità della sua realtà, oltrepassata, adoro in modo trascendente così come la creatura è capace di farlo di fronte al Creatore.

Mistero pletorico di realtà, che, come manifestazione della potenza e della magnificenza dell’Infinito Potere, racchiude in sé la realizzazione perfetta del piano di Dio nei confronti dell’uomo…! Poiché nell’Incarnazione è detto l’idillio d’amore della stessa Trinità e tutta la realtà divina e creata, e contiene in sé Dio che si dà all’uomo e l’Uomo che si ridona allo stesso Dio in Canzone divina ed umana.

Quale concerto di armonia, in tasteggiare di inedite sfumature, racchiude, nel silenzio della sua trascendenza, il mistero soggiogante dell’Incarnazione…! In esso Dio si dice all’uomo così com’è, ed in esso l’uomo si ridona a Dio così meravigliosamente, che, nell’unione della natura divina e della natura umana, lo stesso Verbo infinito Incarnato del Padre è la Canzone ridonativa in risposta all’Infinito Essere.

La Trinità si dà all’uomo per mezzo di Cristo nell’Incarnazione, e l’uomo è innestato nella Trinità attraverso questo glorioso mistero. Per cui, il riposo della mia vita è adorare Dio per ciò che è in sé, da sé e per sé, e nel mistero del sacerdozio di Cristo, realizzato e ricapitolato nell’Incarnazione.

Attraverso il mistero del Verbo Incarnato, scopro il compendio compatto di tutto il piano di Dio terminato in relazione all’uomo, nella consumazione della sua perfezione. Dio si è fatto Uomo perché l’uomo fosse Dio per partecipazione e, vivendo della perfezione eterna, adempisse il piano per il quale era stato creato. Cristo è Dio che con tutta la sua dimensione infinita si dà all’uomo, ed è l’Uomo che, con il contenimento di tutta la creazione, si consegna in risposta d’amore per tutta la stessa creazione.

Il mistero dell’Incarnazione è la manifestazione della vita di Dio verso fuori, nella sua Unità di essere e nella sua Trinità di persone. Dio vive con l’uomo, per Cristo, tutta la sua realtà; e l’uomo vive con Dio, per Cristo, della perfezione infinita, nell’intercomunicazione familiare con tutti gli uomini.

O mistero trascendente dell’Incarnazione, capace di contenere l’incontenibile, poiché è possessore dello stesso Verbo Infinito Incarnato, che, nel seno di Maria, porta con sé il Padre e lo Spirito Santo per dimorare nella Signora in ricreazione di amore e comunicazione interfamiliare di vita trinitaria…!

O Mistero che rende possibile che l’Uomo diventi l’Unigenito del Padre, la Parola espressiva che, in fiotti di essere, esce dalla sua Bocca come manifestazione incandescente di infinita sapienza…! Mistero luminoso per il quale l’Eterno vive con gli uomini essendo uno di loro nel tempo…!

II sacerdozio è unione di Dio con l’uomo. Per cui Cristo, che è da se stesso l’unione di Dio con l’uomo, è la pienezza del sacerdozio, essendo l’unzione della Divinità sulla sua umanità così traboccante, tanto, tanto…! da non avere altra Persona che quella divina.

Che unione quella della Divinità e dell’umanità, in Cristo…! Che perfezione di compenetrazione…! Che pienezza di realtà per la quale, nella Persona infinita del Verbo Incarnato, rimangono racchiusi, nell’unione delle due nature, divina e umana, il Cielo e la terra, il Creatore e la creatura, l’Eternità e il tempo, con tutto ciò che contiene Dio e con tutto ciò che contiene la creazione…!

La pienezza del sacerdozio di Cristo lo fa essere: l’Unzione e l’Unto, la Divinità e l’Umanità, la Santità infinita e il Ricapitolatore dei peccati degli uomini, la Adorazione perfetta e l’Effusione d’infinita misericordia; e la Risposta che, in vittimazione sanguinante, soddisfa adeguatamente la santità di Dio offesa.

O pienezza del sacerdozio di Cristo, che ha il potere di essere, per la sua Persona divina, quanto può essere nella potenza infinita, e di essere in se stesso Uomo, con la capacità onnicomprensiva di tutti gli uomini di tutti i tempi, e con la risposta adeguata all’immensità dell’Essere, in adorazione e vittimazione cruenta, potendo dire in diritto di proprietà: Io sono il Sommo ed Eterno Sacerdote, perché sono in me e nella perfezione della mia realtà Dio e Uomo, con la possibilità infinita che Dio si è e si ha, e con la possibilità massima che l’uomo è e può essere!

Gesù è Dio con l’Uomo, potendo dire per la pienezza del suo Sacerdozio: Io sono Dio e Uomo; Io sono in me l’unzione sacra e l’Unto; Io sono il Donatore infinito e il Ricapitolatore di tutta l’umanità; Io sono il Piano di Dio terminato nel modo perfettissimo che l’Infinito Essere inventò nella sua eterna sapienza, così come la Risposta che Egli stesso voleva ricevere dall’umanità. Ancora di più: Io sono, per la mia divinità, quanto sono nella sussistenza infinita che, come Parola del Padre, da Lui ho ricevuto; ed Io sono, come Uomo, l’Adorazione perfetta davanti all’infinita santità del Sommo Bene offeso; Io sono la Compiacenza del Padre quando guarda l’Uomo, poiché in me si vede così meravigliosamente riflesso, che gaudiosamente può dire: “Questi è il mio Figlio amatissimo nel quale mi sono compiaciuto”.

Cristo è l’Adorazione perfetta del Padre, che, davanti all’eccellenza dell’Infinita Santità, risponde adeguatamente alla sua perfezione. E Dio riposa perché è adorato dalla creatura come Egli infinitamente merita.

Gesù, Adorazione del Padre, per l’eccellenza inesauribile della sua santità, davanti a questa stessa Santità offesa e oltraggiata, come manifestazione amorosa, ha bisogno di ripararla, e, in un supremo atto di adorazione espiatoria, muore, rispondendo nel grado più perfetto che la creatura può fare di fronte all’Infinito Essere offeso.

La vita di Gesù, consumata passo a passo nella sua dolorosa vittimazione, è l’espressione sillabata in uno strazio sanguinante dell’amore di Dio, che, pieno di misericordia, si effonde sull’uomo; ed è sillabazione di vittimazione che glorifica lo stesso Amore Infinito offeso.

O mistero segretissimo dell’Incarnazione, che contiene l’incontenibile e manifesta l’immanifestabile attraverso le apparenze semplici, captabili e vive di un’umanità così meravigliosamente aderita alla Divinità, che rende possibile che Dio pianga a Betlemme, scoppi in sangue nel Getsemani e muoia nudo di ogni consolazione nello strazio della Croce, come adorazione perfetta di infinita riparazione!

O “pazzia” dell’Amore Infinito…! Ci sarà qualcosa che, una volta che Dio si fa Uomo, non sia capace di essere? E perciò, nell’effusione di questo stesso Amore, si fa Pane, Vino e Prigioniero dei nostri tabernacoli nel prolungamento dei secoli che Egli stesso racchiude in sé, per essere, attraverso il mistero dell’Eucaristia, il Cristo glorioso, ma vittimato, che ci canta, in un inno di gloria, il suo amore infinito.

Il Cristo Grande
di tutti i tempi

La mia poveretta lingua vorrebbe rompere in un cantico pletorico di deliranti melodie…, vorrebbe tasteggiare inediti concerti…, per dire, nel mio modo di essere e di esprimere, qualcosa della trascendenza che ai piedi del mio Tabernacolo, illuminata dallo Spirito Santo, concepisco dell’inesauribile mistero dell’Incarnazione, manifestato amorosamente nella vita di Cristo durante i suoi trentatrè anni, che colmò la perfezione della sua vittimazione con la sua morte sulla Croce, e perpetuato durante tutti i tempi nella Chiesa.

Com’è grande Cristo…! Com’è trascendente il mistero che racchiude…! Com’è pletorica e schiacciante la sua realtà…! Che cosa può essere in sé che non sia, se è, per la sua Persona divina, tutto quanto può essere nella stessa possibilità infinita di Dio e, per la sua umanità, tutto quanto l’uomo può essere nella sua possibilità creata…? Quale Dio, vive in unione con il Padre e con lo Spirito Santo nell’intercomunicazione familiare della sua vita trinitaria; e quale Uomo, nell’unione familiare di ogni uomo che, aderendo a Lui per il mistero della Chiesa, è talmente uno con Lui, da essere parte del suo Corpo Mistico, divenendo membro suo per il compendio compatto del mistero dell’Incarnazione.

Cristo è pure la Contenzione compatta di tutti i tempi con tutti gli uomini, che abbraccia, nel compendio della sua realtà, la creazione. Poiché Egli è il Cristo Grande che, nella perpetuazione del mistero della Chiesa, toglie gli impedimenti della distanza e del tempo per colui che, inserito in Lui, lo vive come membro suo nella realtà compatta che Egli in sé contiene.

O mistero soggiogante dell’Incarnazione che rende possibile che il Dio-Uomo, per la perfezione onnicomprensiva della sua umanità, racchiuda in sé gli uomini di tutti i secoli, facendo sparire, per la pienezza dell’estensione della sua grazia, perfino il tempo con la distanza del suo prolungamento…!

Non esiste, per il Cristo Grande di tutti i tempi, nessun impedimento che lo separi neanche un apice da alcuno dei suoi figli, perché tutti sono contenuti in Lui, facendoli vivere della pienezza del suo sacerdozio direttamente nella sorgente della sua effusione.

Come le tre divine Persone, avendo un solo essere, vivono nell’intimità della loro vita trinitaria essendosi tutta la loro inesauribile perfezione, così nel mistero di Cristo tutti siamo uno con Lui, in un modo così perfetto, compatto e interfamiliare, che Egli è il Capo di tutte le sue membra, formando il Cristo Grande di tutti i tempi ed essendo noi stessi capaci, per il mistero meraviglioso dell’Incarnazione, di vivere per Cristo, in Lui e con Lui, in intercomunicazione di vita familiare fra tutti noi e con il Padre e lo Spirito Santo: “Padre, che siano uno come Tu ed Io siamo uno”.

Com’è grande la Chiesa, perpetuazione viva e vivente di Cristo con noi, contenimento del suo mistero e donazione di tutto Lui in tutti e in ciascuno dei momenti della nostra vita…!

Per mezzo della Chiesa, Cristo è con noi durante tutti i tempi e noi con Lui nel suo, divenendo il tempo, che apparentemente mi separa da Cristo, come un fantasma dell’immaginazione che rimane ridotto al nulla dalla grandezza della mia vita di fede, speranza e carità, la quale mi fa vivere Cristo senza frontiere, senza distanze e senza nulla che si interponga tra Lui e me. Poiché, sprofondata nella concavità profonda del suo costato aperto, bevo a fiotti dalla sorgente della sua vita infinita che, scaturendo dal petto della Trinità, attraverso di Lui mi si dà in saturazione di divinità. Ed anche nel suo costato aperto mi sazio della pienezza del suo sacerdozio che, in effusione di vittimazione, risponde in consegna perfetta, in un inno di adorazione, all’Amore Infinito oltraggiato.

La mia anima-Chiesa sazia tutta la sua sete torturante ai piedi del Tabernacolo presso il Dio piagato che, davanti all’Infinita Santità offesa, morì come inno di glorificazione sanguinante.

Oh, se io potessi rendere grazie a Dio per l’effusione del suo amore, per la pienezza di quanto Egli è in sé, e per la magnificenza di quanto nel suo mistero concepisco! Il mio povero essere non è capace di realizzare ciò di cui ha bisogno, per la piccolezza del mio contenimento. Ma, non importa, ecco Cristo, che è il Rendimento di Grazie pieno, che risponde a Dio così perfettamente, che, nella sua ridonazione, gli canta il Cantico infinito che solo Lui può cantarsi. Ed è così grande e reale la pienezza del mistero dell’Incarnazione, che per esso, quando il Padre mi guarda, in me vede Cristo, e mi vede talmente fatta una cosa con Lui, che sono uno dei membri del suo Corpo Mistico, potendo la mia animaChiesa, piena di gaudio nella saturazione della sua sapienza, ascoltare il Padre che mi chiama: “Figlio mio”, ricreazione delle sue compiacenze e immagine della sua perfezione.

Che sei Tu, Gesù, che mi hai reso con te parola viva che esprime Dio in risposta di glorificazione amorosa…? Che sei Tu, Gesù, che mi hai dato la possibilità, per la partecipazione del tuo sacerdozio, di essere redenzione degli uomini? Che sei Tu, Gesù…? Che sei Tu, Gesù…?

Io oggi, oltrepassata dal compendio compatto che di te comprendo per la mia vita di fede, ti adoro nel modo riposato in cui la creatura, inserita in te, può fare.

Grazie, Signore, perché in te ormai posso adorare Dio come ne ho bisogno, poiché in te, partecipando della pienezza del tuo sacerdozio, posso sentirmi adorazione che, in rendimento di grazie e riparazione, risponde all’Amore Infinito oltraggiato. Grazie, Signore, poiché in te posso essere alimento di vita in effusione abbondante di divinità per tutti gli uomini, senza distanza di tempo e di luogo.

Il sacerdozio di Maria

Dal mistero dell’Incarnazione si trascende all’Increato, ma nel segreto profondo del seno di Maria, dove la Trinità è coperta dal manto intoccabile della verginità della Signora.

Dio vive nell’occultamento velato della sua verginità infinita nel Sancta Sanctorum della sua santità eterna, avvolto nel Tempio trascendente del suo infinito Essere. Nessuno può entrare in Lui senza essere introdotto dal braccio onnipotente del suo potere, in effusione di misericordia eterna.

Ma Dio ha voluto che entrassimo grazie all’invito della sua Parola Incarnata e per questo, ha cercato la maniera di darsi a noi avvolto nel Sancta Sanctorum del seno di Maria, coperto dal velo immacolato della sua splendente verginità. Per cui, per scoprire ed entrare nel profondo di Dio, è necessario essere introdotto dalla mano amorosa di Maria.

Tutta la grandezza di Nostra Signora, che pure, come quella di Cristo, fu manifestata a Betlemme, sul Calvario e nella sua gloriosa assunzione al Cielo, le viene per il mistero dell’Incarnazione nella pienezza del sacerdozio di Cristo.

Anche Maria ha un sacerdozio che si chiama “Maternità divina”, poiché fu così pletoricamente unta dalla Divinità, che può dire in diritto di proprietà al Figlio di Dio “Figlio mio”, con lo stesso diritto con cui lo può dire al Figlio dell’uomo.

In Maria, il suo sacerdozio si chiama “Maternità divina”, poiché è il mezzo attraverso il quale Dio si unisce all’uomo e l’uomo rimane inserito, per Cristo, in Dio. Ed Ella, essendo Madre dello stesso Dio Incarnato, per il sacerdozio di Cristo, risponde con Lui, come Madre nella pienezza della sua maternità sacerdotale, in adorazione, rendimento di grazie e riparazione, per l’offerta del suo Figlio infinito Incarnato, fatta al Padre. E così come Dio può dire nell’incarnarsi: “Io sono Dio e Uomo nella pienezza del mio sacerdozio”, in Maria, la sua maternità è così meravigliosa, così divina, che la fa essere in diritto di proprietà Madre di Dio e Madre dell’Uomo. Tutto il resto in Lei è conseguenza dell’operare perfetto di Dio in effusione sulla sua maternità. O Maternità divina di Maria, traboccante di pienezza e saturata di sacerdozio…!

Tutto ciò che in Cristo abbiamo visto del suo sacerdozio nel mistero dell’Incarnazione, attraverso l’unione delle due nature nella persona del Verbo, si può applicare a Maria, nel modo e nel grado della sua Maternità divina, per la perfezione del suo sacerdozio, che rende possibile che in Lei, per Lei, e attraverso la sua maternità, si realizzi l’inconcepibile: Dio che dice: Io sono Uomo; e l’Uomo: Io sono Dio; Maria che dice a Dio: Figlio mio!; e Dio a Maria: Madre mia! Il detto di Dio non è come il nostro, ma, secondo la perfezione del suo essere infinito, quando parla opera ciò che dice in realizzazione compiuta di quanto pronuncia.

Dio fece Maria così perfetta, a immagine della sua Eterna Verginità, da dirle la sua Parola così infinitamente che Maria, nell’amore dello Spirito Santo in tocco di fecondità nel suo seno, ruppe in una fecondità di verginità così pletorica, che fu, in diritto di proprietà, Madre dell’Unigenito del Padre, Incarnato.

Perciò, se Cristo è Redentore, Maria Corredentrice; se Cristo è l’Adorazione, Maria Adoratrice; se Cristo è la Vittima, Maria lo offre e si offre con Lui al Padre, in funzione del suo specifico sacerdozio, con il diritto che la sua maternità le dà. Poiché se Cristo è, per il suo sacerdozio, la contenzione e la realizzazione di tutto il piano di Dio nei confronti dell’uomo, lo è per Maria e per la sua Maternità divina, dove si realizza l’unione dell’uomo con Dio con tutta la contenzione di donazione infinita che ciò racchiude. Dio ci si dà per Maria e ci innalza a sé, sublimandoci così meravigliosamente, da introdurci nella profondità profonda del suo petto.

Dio ha voluto darsi all’uomo
con tenerezza e cuore di Madre

La mia povera anima, davanti al mistero dell’Incarnazione realizzato nel seno di Nostra Signora, si sente spiombare d’amore a Dio, a Cristo e a Maria, sapendo, nell’assaporamento sperimentale del mio essere Chiesa, che, accoccolandomi nella mia Vergine Madre, potrò, senza morire, contemplare sulla terra il mistero trascendente dell’Incarnazione.

Maria è la fiaccola della mia vita, il sentiero del mio camminare, il rifugio nei miei pericoli, la maternità della mia filiazione, la Nuova Donna per la quale vivo di Dio nell’assaporamento profondo del suo mistero. E, nella misura in cui saprò addentrarmi nel seno della mia Vergine Bianca, mi saranno dati e manifestati sulla terra tutti i misteri dell’Infinito Essere che, nell’effusione pletorica del sacerdozio del Figlio della Vergine, mi viene sillabato dal suo seno, con cuore di Madre e amore di Spirito Santo.

Com’è semplice il piano di Dio…! Com’è tenero…! Com’è dolce…! Com’è materno e com’è amoroso…! Era necessario che Dio si desse agli uomini con cuore di Madre e amore di Spirito Santo. E questo sulla terra si chiama “Maria!”, che, innalzata fino al recondito del petto di Dio, è tutta Maternità divina, capace di strappare al Padre Eterno il Figlio infinito delle sue viscere e di portarlo a noi, affinché ci dicesse, in sillabazione di amore, il suo idillio di donazione eterna.

La verginità di Maria fu così ricca nell’adesione di tutto il suo essere all’Infinito, che rese possibile che il Bacio intoccabile dello Spirito Santo la facesse rompere in Maternità divina e, attraverso questa Maternità, Dio fosse Uomo.

Come vorranno gli uomini manifestare il vero volto della Chiesa, occultando e volendo far passare inavvertita la lucentezza della grandezza di Maria? Dove andrà in cerca di sapienza divina colui che non sa riceverla nell’anfora preziosa dove l’Eterna Sapienza si è incarnata per manifestarsi in bagliori di santità sotto il frangente infinito della sua esplicativa Parola?

La mia anima, creata per il Sommo Bene, si lancia al petto di Dio, nelle braccia di Maria, ed Ella, introducendomi nel recondito della sua maternità, mi spinge verso lo stesso Dio, affinché, addentrandomi nelle sorgenti dei suoi inesauribili affluenti, io contempli, viva e partecipi dell’Eterno Essente fluente in tre Persone.

O fecondità di Maria, che fa sì che il Verbo infinito del Padre sia pronunciato nelle sue viscere verginali così meravigliosamente che, nelle tenerezze gaudiose dell’Amore Eterno, si operi il grande mistero dell’Incarnazione, e per il suo parto glorioso, si manifesti a tutti gli uomini…!

Quante volte, illuminata dallo Spirito Santo, ho compreso, soggiogata d’amore, che tutto ciò che Dio mi ha dato, mi dà e mi darà, sarà per mezzo e attraverso la maternità di Maria, e che, nella misura in cui io vivrò la mia filiazione con Lei, Dio mi si comunicherà. Maria mi porta a Dio, ed io, come creatura piccolina, posseggo l’impossibile nella misura e nella dimensione in cui mi introduco nel Sancta Sanctorum delle viscere verginali di Nostra Signora.

Maternità universale della Vergine

L’Incarnazione, in Cristo, è mistero di sacerdozio; ed in Maria, per la sua maternità, è pure mistero di sacerdozio.

Per il suo sacerdozio, Cristo dice al Padre: Io sono l’Uomo; e agli uomini: Io sono Dio; con tutto ciò che questo racchiude di donazione da parte dello stesso Dio, e di risposta in adorazione, rendimento di grazie e riparazione, da parte dell’Uomo.

Per il suo sacerdozio, Maria è Madre di Dio e Dio Figlio di una Donna, dando il Verbo Incarnato tale pienezza alla maternità di Maria, che, per sovrabbondanza estensiva di questa pletorica realtà, la Vergine è Madre di tutti gli uomini. Mistero ineffabile dell’infinito amore di Dio…! Chi potrà conoscerlo senza diventare così piccolino da essere capace di perdere la sua poveretta comprensione e, aderendo a quella di Maria, intravedere in Lei e con Lei tutti i misteri divini? Dio ha dato a sua Madre una comprensione così grande dei suoi misteri, che le ha fatto contenere l’incontenibile, nel modo trascendentemente inimmaginabile che corrisponde alla sua Maternità divina.

Il sacerdozio è unione di Dio con l’uomo, per cui Cristo, che è da se stesso l’unione di Dio con l’uomo, è la pienezza del sacerdozio. Ma, siccome questo sacerdozio è realizzato dalla Maternità divina di Maria, in Lei e attraverso di Lei Dio si unisce all’uomo.

Grazie alla pienezza del sacerdozio di Cristo, la verginità di Maria, rompendo in Maternità divina sotto l’azione feconda dello Spirito Santo, è maternità di sacerdozio, diverso dal sacerdozio ministeriale del Nuovo Testamento, il quale è prolungamento e perpetuazione del sommo ed eterno sacerdozio di Cristo.

Cristo è Sacerdote nella pienezza dell’unione delle nature umana e divina nella sua Persona; e Maria, dall’emanazione del sacerdozio di Cristo, riceve un sacerdozio peculiare che si chiama “Maternità divina”, in unione indicibile con il Sommo ed Eterno Sacerdote.

Come il sacerdozio di Cristo, dal momento dell’Incarnazione, è stato perpetuato durante tutti i secoli, ricapitolatore di tutti i tempi e donatore per tutti gli uomini, così la maternità di Maria, dal momento dell’Incarnazione, nella pienezza di questo mistero, racchiude, per l’inserimento di tutti gli uomini in Cristo, la possibilità onnicomprensiva di contenere, sotto l’influsso della sua maternità, tutti i tempi con tutti gli uomini in ciascuno dei momenti delle loro vite; nelle quali, per la Chiesa e attraverso la sua liturgia, diviene per gli uomini vivibile, captabile, e ancor di più, presente e reale, benché misteriosamente, tutto il mistero della vita, morte e risurrezione di Cristo, nel compendio compatto della maternità di Maria. Per cui l’irradiazione di questa maternità ci si dà e si perpetua nel seno della Chiesa, negli atti liturgici e attraverso di essi, per la contenzione del mistero dell’Incarnazione, che, realizzandosi in Maria, la rende Madre universale, ricolma di sacerdozio grazie alla sua Maternità divina.

Cristo si è quanto è, nel seno di Maria, dallo stesso e per lo stesso e attraverso la sua Maternità divina; e, attraverso questa maternità, Egli ci si dà in ognuno degli atti della sua vita privata e pubblica, e ancor di più, ci perpetua tutta la sua realtà attraverso la liturgia durante tutti i tempi.

O Maternità divina di Maria, sconosciuta, contenzione compatta del mistero dell’Incarnazione ed estensione perpetuata di questo stesso mistero, che per tuo mezzo si dà agli uomini sotto l’azione santificatrice, estensiva, onnicomprensiva e vivificante dello Spirito Santo…! O sacerdozio pletorico della Maternità di Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione…! Lascia che, bevendo alla sorgente della tua verginità, io mi saturi così meravigliosamente, che, partecipando della tua fecondità, dia alla luce Cristo nelle anime e sia perpetuazione, per il mio inserimento in Lui, della tua Maternità che mi fa pure rompere in feconda maternità spirituale.

Ormai ho un modello, nel seno della Chiesa, per la mia anima di vergine-madre. Ormai ho trovato, attraverso Cristo, in Maria, la pienezza del mio sacerdozio, il riposo della mia verginità e la pienezza della mia fecondità, avendo in Maria e per mezzo di Maria il mio modo peculiare di rispondere a Dio in adorazione, che ha bisogno, con Lei e come Lei, di vivificare i suoi figli e di presentarsi con loro, nella peculiarità del sacerdozio di ciascuno, davanti all’Infinita Santità come risposta di rendimento di grazie, cantando un inno di perfetta lode alla sua Gloria.

Dalla pienezza di Cristo
tutti riceviamo
il nostro peculiare sacerdozio

Com’è grande l’Incarnazione che, nel compendio della sua realtà, ci fa vivere misteri inconcepibili di donazione e di risposta…!

Per la pienezza del sacerdozio di Cristo, tutti siamo capaci di possedere Dio, essendo per Cristo, con Lui ed in Lui, sacerdoti, nella diversità di maniere che, nel seno della Chiesa, Dio ha messo per tutti e ciascuno dei suoi figli.

Il sacerdozio ha il suo modo peculiare nell’effusione dell’unzione sacra sull’uomo, che, secondo la volontà di Dio, è data in un modo o in un altro a ciascuno per la realizzazione del suo piano eterno.

Il sacerdozio è intrinsecamente unione di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio. Per questo Cristo, che è la pienezza di questo sacerdozio, è in sé Dio-Uomo.

Il suo sacerdozio fece essere Maria Madre di Dio e Madre dell’Uomo, in una maternità così pletorica, che nel suo seno si è realizzata l’unzione della Divinità sulla Umanità, in realtà piena di sacerdozio.

Perciò, quando Dio unge il sacerdote del Nuovo Testamento, lo unge per sé, perché sia Cristo davanti agli altri, e perché, con la forza ed il potere di questa grazia, raccolga tutti gli uomini e li porti a Lui.

Com’è grande il sacerdote del Nuovo Testamento, che, per l’unzione sacra, dal giorno della sua ordinazione, può dire: “Questo è il mio Corpo”, “Questo è il mio Sangue” e realizzare nuovamente il mistero dell’Incarnazione, vita, morte e risurrezione di Cristo, di fronte a Dio e tra gli uomini…! Che grandezza quella del sacerdote, che è capace di perpetuare Cristo tra noi; e ancor di più, di essere Cristo tra gli uomini, con la pienezza e il riempimento della partecipazione del suo Sacerdozio…!

Il detto di Dio, nell’effusione della sua volontà infinita, opera ciò che dice. Per cui, il sacerdote del Nuovo Testamento, con la forza dell’unzione della Divinità su di sé, è capace di rinnovare in perpetuazione, finché dureranno i secoli, il mistero dell’Incarnazione che, realizzato dalla maternità di Maria; ci viene dato con la contenzione della vita, morte e risurrezione di Cristo.

E’ il sacerdote colui che, attraverso la liturgia, perpetua Cristo tra gli uomini, colui che realizza ciò che solo Cristo può realizzare, in un “dire” che è l’attuarsi dello stesso Cristo in ciò che è come Sommo ed Eterno Sacerdote, con il potere della sua grazia, per il bene dell’umanità. E per questo, il sacerdote ha il potere di perdonare i peccati, di rialzare l’uomo caduto e di renderlo figlio di Dio, operando miracoli che solo l’Unigenito del Padre, per la forza del suo sacerdozio e nella pienezza dello stesso, è capace di effettuare.

Ah sacerdote, sacerdote del Nuovo Testamento…! Come deve conformarsi tutta la tua vita alla realizzazione del potere della grazia che su di te è caduta il giorno della tua ordinazione sacerdotale…! Ah sacerdote di Cristo, realtà traboccante di perfezione inconcepibile…!

O Pastori della Santa Madre Chiesa di Dio, possessori della pienezza del sacerdozio, continuatori degli Apostoli, portatori della loro azione pastorale…!

O meraviglia dell’infallibilità del Papa che, per essere il Supremo Pastore, possiede ed è capace di congregare tutti gli uomini in un solo pensiero e di esprimere loro con sicurezza la volontà infinita di Dio attraverso la sua parola di uomo…!

Signore, facci saper apprezzare il tuo amore infinito, che, operando ciò che dice, fa partecipare ciascuno di noi di Cristo, secondo il modo peculiare e particolare della tua volontà, nel seno della Chiesa per la tua glorificazione e nella realizzazione del tuo piano eterno sugli uomini.

Tutti noi cristiani, per l’unzione della Divinità che si effonde su Cristo, come Capo del Corpo Mistico, e attraverso la Maternità di Maria, abbiamo ricevuto dalla pienezza del Sommo ed Eterno Sacerdote un sacerdozio per la saturazione delle nostre vite e la vivificazione di tutto il Popolo di Dio. Poiché, come “l’olio profumato che grondava dal capo di Aronne imbeveva tutte le sue vesti arrivandone fino all’orlo”, così tutti noi, inseriti in Cristo, siamo imbevuti della pienezza della sua divinità, partecipando del suo sacerdozio.

Per il battesimo, tutti abbiamo il nostro sacerdozio, misteriosamente ricevuto da Cristo, e, nella misura in cui ci apriamo alla donazione infinita, esso diventa più fecondo, più pieno e più glorificatore per Dio in estensione di vivificazione per gli uomini.

Esercitiamo con Cristo
il nostro sacerdozio

A Cristo il sacerdozio viene dall’unione delle due nature nella Persona del Verbo, che fa che possa dire, in diritto pieno di realtà: “Io sono Dio e Uomo”.

A Maria l’effusione del suo sacerdozio dà la capacità di chiamare Dio: Figlio mio!; e che il Figlio di Dio la chiami Madre, come manifestazione di ciò che è.

Al sacerdote del Nuovo Testamento la sua partecipazione al sacerdozio di Cristo dà la capacità di dire: “Questo è il mio Corpo”, “Questo è il mio Sangue”, e di operare tra gli uomini la perpetuazione di Dio con noi, in modo tale da farci essere membra vive di Cristo nella realtà del suo Corpo Mistico.

La pienezza del sacerdozio di Cristo è così immensa, che, da Lui, tutti noi cristiani abbiamo ricevuto il nostro sacerdozio, capace di farci vivere la sua vita, la sua tragedia e la sua missione in unione con Lui stesso e, attraverso di Lui, con il Padre e lo Spirito Santo, ed in intercomunicazione di beni con tutti gli uomini di tutti i tempi, che, aderendo a Cristo, divengono sue membra.

Qual è stato l’atteggiamento dell’anima di Cristo nel momento dell’Incarnazione? Ricevere Dio e, aderendo a Lui, rispondergli adorandolo in un inno di lode come riparazione alla sua infinita santità offesa; e in quello stesso istante rivolgersi agli uomini e, come Dio, darsi loro in donazione, rendendola estensiva a tutti loro nel prolungamento dei secoli, attraverso la Chiesa.

O momento trascendente dell’Incarnazione, che fa sì che Cristo raccolga pure tutti gli uomini, e, racchiudendoli nel compendio della sua perfezione, si ridoni all’infinita Santità come Risposta di tutti loro e come Oblazione del suo sacerdozio davanti all’eccellenza dell’Infinito Essere, per dare loro da bere dell’abbondanza delle sue sorgenti, della pienezza della sua Divinità…!

Maria è stata solo un’adesione a tutti i movimenti dell’anima di Cristo nella sua vita, missione e tragedia, con la sfumatura di Vergine-Madre; questo è anche l’atteggiamento del sacerdote del Nuovo Testamento, atteggiamento al quale egli deve conformare tutta la sua vita.

E siccome dal sacerdozio di Cristo tutti noi che siamo in Lui abbiamo ricevuto un sacerdozio regale, per Cristo, con Lui ed in Lui, la nostra vita deve essere: glorificazione di Dio, in estensione del suo Regno, come lode della sua Gloria.

Com’è grande il mistero dell’Incarnazione, per mezzo del quale tutti formiamo un Popolo sacerdotale ricolmo e saturo di divinità! Com’è grande la Chiesa, che contiene tutto il compendio della donazione di Dio in effusione sull’uomo,

che, adagiato nel suo seno, si perpetua in realtà viva e vivente di infinita donazione!

‘L’Eco della Chiesa’

Grazie, Signore, perché oggi, comprendendo più profondamente il mistero del sacerdozio, mi sento immensamente felice di essere la più piccolina nel seno della Chiesa. Come sono felice che la Chiesa abbia una pienezza così grande di sacerdozio per la diversità di maniere e di stili di possederlo…!

Oggi ho compreso ancor più chiaramente come io sono solo ‘l’Eco della Chiesa’ che, in ripetizione canora, per la partecipazione del mio sacerdozio, manifesta il compendio compatto della ricchezza che, nel seno della Chiesa, Dio ha depositato.

La mia missione è ripetere, nella mia fedeltà di ‘Eco’, la pienezza della sua ricchezza, e per questo sillabo come posso la grandezza del sacerdozio di Cristo, la lucentezza della Maternità divina di Maria e la diversità di maniere di sacerdozio che nel seno della Chiesa sono racchiuse. Oggi ho compreso ancora meglio la differenza tra il sacerdozio di Cristo e quello di Maria, tra il sacerdozio ministeriale del Nuovo Testamento e quello di Maria.

Com’è grande Dio nella perfezione del suo essere, nell’intercomunicazione familiare della sua vita e nella manifestazione splendente del suo potere, che fa di Dio, Uomo; dell’Uomo, Dio; della creatura, Madre dell’Increato; dell’Increato, Figlio della creatura; dell’uomo, perpetuatore del mistero di Cristo per la partecipazione del suo Sacerdozio; di Cristo, Capo di tutte le membra del suo Corpo Mistico; e di tutti gli uomini, parte di Cristo nella dimensione del mistero della Chiesa!

Io oggi, come ‘Eco della Chiesa’, per la partecipazione del mistero del sacerdozio di Cristo e della maternità sacerdotale di Maria, unita a tutti i miei figli, mi presento davanti all’Amore Infinito con il modo peculiare del sacerdozio di ciascuno di loro e con la varietà delle sue sfumature; e, nella pienezza di quanto racchiude, rispondo a Dio, a nome di tutti loro, per loro e per me, in adorazione che ha bisogno di essere vittimata per la Chiesa, come un inno di gloria all’Infinita Santità. E nel mio inno di lode, soggiogata dall’eccellenza della maestà di Dio, corro a tutti i confini della terra con la pienezza che mi ha dato la mia maternità sacerdotale nel seno della Chiesa, per saturare tutti gli uomini della divinità che, sgorgando dal petto di Cristo, tramite Maria e attraverso il sacerdozio, ci si comunica in perpetuazione vivente e misteriosamente reale durante tutti i tempi.

Com’è grande il compendio compatto che racchiude la Chiesa nel suo seno…! Com’è ricolmo di divinità…! Com’è saturante di felicità…! E come sono pochi coloro che si saziano alle sue sorgenti perché non scoprono il torrente delle sue acque!

NOTA:
Chiedo veementemente che tutto ciò che esprimo attraverso i miei scritti, per crederlo volontà di Dio e per fedeltà a quanto lo stesso Dio mi ha affidato quando nella traduzione ad altre lingue non si capisca bene o si desideri chiarimento, si ricorra all’autenticità di quanto dettato da me nel testo spagnolo; giacché ho potuto comprovare che alcune espressioni nelle traduzioni non sono le più adatte per esprimere il mio pensiero.
L’autrice:

Trinidad de la Santa Madre Iglesia